3) Vertenza terziario: il Rapporto 2012 testimonia la drammaticità della crisi
Il 2012 è stato un anno difficilissimo per le attività umbre del terziario, secondo la “fotografia” scattata dall’indagine annuale realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio, nel corso della prima settimana di dicembre, su un campione di 150 imprese del commercio e del turismo.
Il 2012 è stato un anno difficilissimo per le attività umbre del terziario, secondo la “fotografia” scattata dall’indagine annuale realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio, nel corso della prima settimana di dicembre, su un campione di 150 imprese del commercio e del turismo.
Investimenti
L’81% del campione non ha fatto investimenti (70% nel 2009; 55% nel 2010; 67% nel 2011) contro il 19% che ne ha fatti (30% nel 2009; 45% nel 2010; 33% nel 2011).
Dell’esiguo 19% (risposta multipla), l’11% ha investito in macchinari e attrezzature; il 4% in immobili o impianti fissi; il 4% in tecnologie informatiche; il 2% in ampliamenti o nuovi rami di attività ed un altro 2% in formazione o marketing.
Fatturato – 2012
Il 71% dichiara una diminuzione di fatturato (57% nel 2009; 42% nel 2010; 57% nel 2011); il 25% dichiara un fatturato invariato rispetto al 2011 (35% nel 2009; 31% nel 2010; 32% nel 2011); solo il 4% parla di fatturato in aumento (8% nel 2009; 23% nel 2010; 11% nel 2011). Secondo il campione, l’aumento di fatturato non è riconducibile al momento economico particolare che stiamo vivendo, ma a strategie aziendali e mercati di nicchia.
Del 71% delle imprese delle imprese che dichiarano una riduzione, il 68% la imputa alla crisi economica e dei consumi, al basso reddito delle famiglie ed alle tasse e tariffe che “strangolano” le imprese. Un rimanente 3% dichiara che la diminuzione di fatturato non è direttamente riconducibile alla crisi.
Risorse Umane
Il 93% degli intervistati dichiarano di non aver fatto inserimenti di personale nel 2012 (79% nel 2010). Le motivazioni: la più ricorrente è che hanno una struttura già stabilizzata (54%), oppure che, essendo imprese a carattere familiare, cercano di tirare avanti con le sole risorse interne (35%); il 7% (19% nel 2010; l’8% nel 2009; 30% nel 2007) dichiara che il periodo economico svantaggioso ha causato un esubero di personale ed un 4% lo ritiene un investimento economicamente insostenibile in un periodo come questo.
Chi ha fatto inserimenti professionali (7%) parla di sostituzione di personale già esistente (2%), ricorso a lavoro temporaneo o stagionale (2%), trasformazione di contratti precari (1%), ampliamenti aziendali (2%).
Le note più dolenti: il 4% ha fatto richiesta alla CIG; il 2% ha effettuato licenziamenti; il 3% non ha rinnovato contratti ed un ulteriore 3% ha dovuto diminuire le ore di lavoro.
Il peso della crisi
Il 71% del campione si dichiara “molto danneggiato” dalla crisi (36% nel 2011; 39% nel 2010; 27% nel 2009) ed un ulteriore 7% si dichiara così danneggiato da pensare di chiudere a fine anno.
Solo un 13% pensa, nonostante il danno, di avere ancora margini per uscire dalla crisi (24% nel 2009; 45% nel 2010; 38% nel 2011) con un 8% che dichiara un danno basso (31% nel 2009; 12% nel 2010; 15% nel 2011).
Solo il 2% non si ritiene danneggiato (2% nel 2010; 11% nel 2011).
E’ sempre un 71% (55% nel 2011) che pensa di chiudere il 2012 peggio del 2011; il 26% (33% nel 2011) parla di una chiusura simile tra i due anni; solo il 3% (13% nel 2011) pensa che di chiudere meglio del 2011.
Le principali cause delle difficile risalita dalla crisi sono imputate principalmente a (risposta multipla): politiche non adeguate al rilancio dei consumi (64%, era il 24% nel 2010), inadeguatezza della classe politica 29% (era il 65% nel 2010), mancanza di investimenti pubblici in sviluppo ed innovazione (17% era il 7% nel 2010), mentre un 10% lamenta le continue e forti speculazioni finanziarie (era il 18% nel 2010).
I problemi maggiori che le imprese si trovano ad affrontare (risposta multipla) sono riconducibili in modo preponderante all’eccessivo peso di tasse, tariffe e tributi (97%) che falcidiano il reddito d’impresa e non permettono politiche di investimento e sviluppo (64% nel 2010). Un 37% (15% nel 2010) evidenzia come problema prioritario l’elevato costo del lavoro che grava sulle imprese. Un 28% (22% nel 2010), denuncia forti problemi di accesso al credito ed il 25% (20% nel 2010) il peso degli adempimenti burocratici. Un 3% (5% nel 2010) dichiara che, con questa situazione economica, non riesce più ad individuare una strategia d’impresa per andare avanti.
Le strategie aziendali
E’ stato chiesto al campione quali fossero le strategie adottate nel 2012 per il rilancio aziendale (risposta multipla). Il 52% (26% nel 2009; 32% nel 2010) ha posto in essere strategie di rivisitazione dei prezzi; il 37% ha cercato di agire sulla qualità dei prodotti e dei servizi resi (26% nel 2010; 40% nel 2009); il 32% (22% nel 2010; 15% nel 2009) ha cercato di fare tagli ai costi fissi o del personale; l’11% (37% nel 2010; 22% nel 2009) ha cercato di essere più competitivo sul versante dell’assortimento dei prodotti; il 9% ha operato tagli ed effettuato riduzioni proprio sul versante degli acquisti e dell’assortimento.
Un 5% (dato che non compariva negli anni precedenti) ha sperimentato altre strategie di vendita, come l’utilizzo dell’e-commerce o la creazione di zone outlet dentro il negozio mentre scende al 5% (23% nel 2010; 11% nel 2009) la percentuale di coloro che hanno cercato di attivare nuovi strumenti di marketing o pubblicitari, anche con eventi all’interno del negozio.
Le strategie di sviluppo e rilancio chieste al Governo nazionale e locale
Le imprese chiedono all’unisono che occorre abbassare la pressione fiscale (90%) per rilanciare i consumi e dare maggiore potere d’acquisto alle famiglie.
Il 46% chiede ai politici di rinunciare ai propri privilegi, di dare un segnale forte di partecipazione alle difficoltà del sistema Paese, riducendo la spesa pubblica ed i costi della politica.
Il 20% vuole una vera e significativa politica di semplificazione e “sburocratizzazione” degli adempimenti che vengono richiesti alle imprese. Un buon 25% chiede anche alla politica misure atte a promuovere e finanziare l’innovazione e lo sviluppo delle imprese terziarie.
In questo 2012, la fiducia degli imprenditori del terziario nella politica è calata per il 36% degli intervistati, rimasta immutata per il 4%, cresce per il solo 1%, mentre il 60% è scomparsa del tutto e non ha proprio più fiducia nella politica.
Alla luce di questo clima, l’operato del Governo Monti viene giudicato negativo al 58%, molto negativo per il 12% e positivo nel 30%.
Purtroppo risulta negativa anche la previsione per il futuro: l’82% degli intervistati non vede ancora la fine del tunnel; solo il 18% segnala elementi di ripresa.
LE VENDITE IN OCCASIONE DEL NATALE
La scadenza del saldo IMU è stata una specie di spartiacque: prima non si è mosso quasi nulla; dopo, nell’ultima settimana prima di Natale, è aumentato il movimento, ma l’attenzione al prezzo ed alla spesa è stato sempre molto alto, specialmente per abbigliamento e calzature che dichiarano una media degli scontrini più bassa rispetto alla scorso anno, che era già in diminuzione.
La redditività del Natale è quindi diminuita di circa il 15-20% rispetto al 2011, che era tuttavia già in pesante calo del 20-30% rispetto all’anno precedente.
Per abbigliamento e calzature c’è stato anche chi, dopo aver provato la merce, ha dichiarato di voler provare ad acquistare solo ai saldi, che sarebbero arrivati di lì a breve.
In sintesi: per alcuni è stato un Natale davvero pesante, che ha confermato l’andamento negativo di tutto il 2012; per altri, invece, dopo una partenza in salita, gli ultimi giorni hanno consentito un recupero.
I consumi sono andati quindi a macchia di leopardo, con attenzione massima ai prezzi e la tendenza a fare regali utili e piccoli pensieri.
FOCUS IMPRESE E TECNOLOGIA
Internet, newsletter, posta elettronica, social network stanno diventando strumenti e compagni di attività quotidiana nelle imprese del commercio, del turismo e dei servizi.
Il 70% degli intervistati dichiara di utilizzare questi strumenti: il 18% sempre, il 34% spesso, il 18% qualche volta. Il 26% non utilizza mai questi strumenti al lavoro ed il 4% li utilizza solo nella vita privata.
La posta elettronica (58%) è lo strumento maggiormente utilizzato, seguito dall’utilizzo dei social network (26%), l’e-commerce (8%), gruppi d’acquisto (6%); il 2% ha una propria newsletter.
Di coloro che utilizzano gli strumenti tecnologici con regolarità, il 35% ha un sito internet aziendale e l’8% non lo ha ma vorrebbe realizzarlo presto. Il 26% non ha un sito proprio e per scelta o per problemi economici non ha intenzione di realizzarlo a breve.
Delle imprese che utilizzano strumenti informatici per la loro attività economica, il 55% ritiene che così si possano avvicinare maggiori clienti, il 20% è interessato a conoscere cosa pensa il consumatore dei prodotti o dell’attività, il 16% li usa per la ordinaria gestione ed amministrazione, il 4% ritiene che è importante iniziare oggi un e-commerce che presto potrebbe sostituire il commercio tradizionale, un altro 4% li utilizza per studiare altri modi di muoversi commercialmente.
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