4 milioni di euro dall’Imposta di soggiorno, Federalberghi: “Occorre reinvestire nel turismo”
Quella che Federalberghi definisce senza esitazioni “una tassa sul turismo”, ha portato lo scorso anno nelle casse dei circa venti Comuni umbri che la applicano più di 4 milioni di euro. L’introduzione della imposta di soggiorno, sempre duramente contestata da Federalberghi, ha dato quindi respiro ad alcuni bilanci comunali, ma quali sono stati i benefici per il turismo che i Comuni avevano posto a giustificazione della loro scelta?
“A distanza di anni dalla reintroduzione del tributo – dice Simone Fittuccia, presidente di Federalbeghi della provincia di Perugia – si è purtroppo verificata la situazione che noi temevamo: la tassa viene introdotta senza concertare la destinazione del gettito e soprattutto senza rendere conto del suo effettivo utilizzo. In realtà, la tassa sul turismo è andata quasi sempre a tappare i buchi dei bilanci comunali.
Federalberghi chiede alle amministrazioni comunali, e soprattutto ai candidati sindaco dei Comuni che l’hanno introdotta, di creare le condizioni perché questa scelta, comunque non condivisa, concorra a finanziare lo sviluppo del turismo e dell’economia complessiva dei territori. Ai candidati sindaco chiediamo un impegno formale perché una parte degli introiti sia destinata realmente a finalità turistiche e che queste finalità siano concordate con gli imprenditori del settore, che incassano queste risorse e poi le riversano nelle casse dei Comuni”.
“In questi giorni – aggiunge Simone Fittuccia – stiamo sottoponendo ai candidati sindaco alle prossime amministrative una proposta di accordo che va proprio in questa direzione.
La proposta di accordo, già sottoscritta da alcuni candidati, prevede di destinare una quota progressiva derivante dall’imposta di soggiorno, a partire dal 2019, alla promozione dell’accoglienza, la comunicazione turistica e la promo commercializzazione.
Prevede anche una più incisiva attività di controllo sugli alloggi privati locati ad uso turistico, anche questi da sottoporre all’imposta di soggiorno, e la istituzione di un Osservatorio permanente, con l’obiettivo di dare attuazione all’accordo e di monitorare la consistenza e l’impiego delle risorse derivanti dall’imposta.
A differenza di Assisi, che già destina una quota degli incassi alla promozione del turismo secondo una logica di condivisione degli obiettivi con gli imprenditori del settore – conclude Fittuccia – tutti gli altri Comuni umbri che hanno introdotto l’imposta di soggiorno devono a questo punto mettersi in discussione e adottare comportamenti virtuosi, non solo a vantaggio delle imprese che hanno subito questa scelta, ma di tutta l’economia umbra, che cresce se cresce il turismo regionale”.
UN PO’ DI DATI
Secondo le stime di Federalberghi – che ha raccolti i dati non senza difficoltà, vista la reticenza di alcune amministrazioni comunali umbre – il Comune di Assisi, che ha incassato nel 2018 circa 1 milione di euro, fa la parte del leone nel comporre il “tesoretto” degli oltre 4 milioni di euro derivanti dall’imposta di soggiorno.
Segue Perugia con oltre 900 mila euro e i Comuni del Lago Trasimeno con circa 800 mila euro.
Secondo i dati nazionali di Federalberghi, sono 1.020 i Comuni italiani che applicano l’imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23), con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni di euro.
Tali comuni, pur costituendo “appena” il 13% dei 7.915 municipi italiani, ospitano il 75% dei pernottamenti registrati ogni anno in Italia.
I 1.020 comuni si distribuiscono per il 26% nel nord ovest, il 41,2% nel nord est, il 15,5% nel centro e il 17,3% nel mezzogiorno.
Il 31,6% dei comuni che applicano l’imposta di soggiorno (315 su 997) sono montani. Seguono le località marine, con il 19,7% (196), quelle collinari con il 16,1% (161). Le città d’arte sono “solo” 104, ma comprendono le cosiddette capitali del turismo italiano, che muovono grandi numeri.
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