Città di Castello, il tribunale non si tocca
Altotevere, associazioni di categoria ed avvocati insieme per la difesa del tribunale di Città di Castello. Chiesto un incontro al Comune.
Piena unità di intenti tra le associazioni di categoria dell’Altotevere – Confcommercio, Confindustria, Confartigianato, Cna, Confesercenti – e i rappresentanti degli avvocati nell’opporsi con fermezza alla ipotesi di soppressione del tribunale di Città di Castello, una delle 5 sedi distaccate del Tribunale di Perugia che, secondo il ventilato progetto di razionalizzazione del ministro Severino, dovrebbero chiudere i battenti. Il problema è stato affrontato nel corso di un incontro che si è svolto presso la sede della Confcommercio altotiberina, servito per mettere sul tappeto tutte le conseguenze negative di una eventuale soppressione del tribunale, e concluso con la decisione di svolgere una azione congiunta di sensibilizzazione nei confronti della amministrazione comunale, perché a sua volta si faccia interprete della questione verso la Regione e i parlamentari umbri.
La chiusura della struttura giudiziaria – è stato ribadito nel corso dell’incontro – avrebbe effetti molto pesanti su tutto il comprensorio e sull’intera comunità. Spostare tutto a Perugia comporterebbe in primo luogo un sovraccarico di lavoro per questa sede, con conseguenti disservizi ed inefficienze, e soprattutto un aggravio di costi e un maggior dispendio di tempo per tutti coloro – imprenditori e cittadini – che avessero bisogno di rivolgersi alla giustizia.
Insomma ci sarebbero più costi a fronte di minori servizi, situazione tanto più insopportabile in un momento in cui la crisi economica da un lato impoverisce redditi e fatturati, dall’altro fa aumentare i contenziosi in cui le imprese sono spesso parte lesa. Il disagio sarebbe notevole anche per la categoria forense, costretta suo malgrado a “scaricare” sulla clientela i maggiori oneri di un lavoro fatto nel capoluogo piuttosto che direttamente a Città di Castello. Associazioni ed avvocati hanno rivendicato le specificità del territorio altotiberino e il suo notevole contributo al Pil regionale, frutto di una vivacità economica che chiedono sia supportata da servizi e strutture adeguate.
Ulteriore aspetto su cui è stato posto l’accento – specie dalla associazioni di categoria – è il fondamentale ed insostituibile ruolo di presidio del centro storico svolto dal tribunale, ospitato tra l’altro in una sede recentemente restaurata con notevole investimento economico: la sua soppressione sarebbe il colpo di grazia per una realtà già fortemente impoverita e penalizzata dal trasferimento di altri servizi e uffici pubblici e dalla crescente difficoltà di accesso e di sosta. L’indotto creato dal tribunale, in questo particolare momento, rappresenta per tante attività commerciali, pubblici esercizi ed artigiane una boccata di ossigeno, il cui venir meno avrebbe effetti devastanti.
Corale e ferma, dunque, la contrarietà di associazioni ed avvocati ad una scelta che viene considerata dissennata e presa “a tavolino” senza considerarne gli effetti concreti, e contro la quale si vuole creare un fronte compatto che coinvolga tutta la cittadinanza e tutte le imprese. Il passo ulteriore è ora verso l’amministrazione comunale, alla quale “il fronte del no” chiederà a brevissimo un incontro per spiegare le proprie ragioni e soprattutto per sollecitare una scesa in campo contro la chiusura. Al Comune si chiederà di farsi interprete del malcontento e della preoccupazione dell’Altotevere presso la Regione Umbria e presso i parlamentari, affinché possano mettere in atto tutte le azioni possibili per scongiurare un provvedimento osteggiato da tutti.
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