Consumi in Umbria, la crisi continua | Confcommercio

Consumi in Umbria, la crisi continua

Gli umbri, come gli italiani, stanno tirando sempre più “la cinghia” in termini di consumi. La conferma viene dall’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC).

mercoledì 4 Luglio 2012 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

Gli umbri, come gli italiani, stanno tirando sempre più “la cinghia” in termini di consumi. La conferma viene dall’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) che segnala a maggio una riduzione del 2,3% su base annua ed una flessione dello 0,9% rispetto al mese precedente. Questo dato fortemente negativo, sommato alla pesante riduzione registrata ad aprile (-5,4%), testimonia una delle situazioni più difficili in termini di domanda per consumi della recente storia economica. L’indagine Confcommercio conferma per il mese di maggio quanto emerso dall’Osservatorio congiunturale della Camera di commercio di Perugia circa la contrazione delle vendite del commercio nella provincia di Perugia nel I trimestre dell’anno, con una flessione che sfiora quasi i 10 punti percentuali su base annua, il dato peggiore conseguito dal 2008.

Mobilità, abbigliamento, pasti fuori casa: si spende sempre meno.
La riduzione più sensibile – secondo l’ICC Confcommercio – ha interessato il segmento relativo alla mobilità, sicuramente motivato in buona parte dal “caro-carburanti” (-13,4%).
Continuano ad andare male abbigliamento e calzature (-3,9%), l’alimentare, le bevande e i tabacchi (-1,7%) ed i beni e servizi per la casa (-2,6%), settori in cui la contrazione dei volumi acquistati dalle famiglie nel mese di maggio, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, si inserisce in un contesto che vede ormai da mesi una situazione di continuo ridimensionamento della domanda, che ha assunto nel mese di aprile toni preoccupanti. Continua inoltre l’andamento negativo dei consumi per alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-1,0%), che va avanti senza interruzioni da gennaio.
Non regge neppure il mito dello “smartphone”
Nel momento in cui si rinuncia a quasi tutto si appanna anche il “mito” di avere l’ultimo modello di tablet o smartphone: infatti anche i consumi per i beni e i servizi per le comunicazioni, pur conservando un segno positivo (+2,3), negli ultimi due mesi hanno evidenziato una marcata tendenza alla decelerazione (nei primi mesi del 2012 le variazioni tendenziali erano attestate sul 10%), tant’è che è proprio su questo fronte che le famiglie hanno tagliato di più (-4,7%). Nel mese di maggio la riduzione dei volumi acquistati dalle famiglie ha interessato sia la componente relativa ai beni (-1,1%) sia quella relativa ai servizi (-0,3%).
Nessuna schiarita a giugno e luglio
Il sentiment delle famiglie e delle imprese registrato da Confcommercio è attestato anche a giugno sui livelli minimi raggiunti nei mesi precedenti, a segnalare come i diversi operatori economici non intravedano a breve un significativo miglioramento rispetto alla situazione in essere.
Misure per la crescita non più rinviabili
In questa situazione, Confcommercio della provincia di Perugia ribadisce l’assoluta urgenza di provvedimenti per la crescita ed il rilancio dei consumi.
La raccolta firme fatta nella scorse settimane, e conclusasi con la consegna di oltre 10.000 sottoscrizioni al Governo Monti, ha contribuito a spingere l’esecutivo da un lato verso la rinuncia all’aumento dell’Iva al 23%, dall’altro verso l’attuazione di una politica di tagli alle spese che consenta di liberare risorse per lo sviluppo. Un processo ed uno sforzo di razionalizzazione che deve essere ulteriormente compiuto anche a livello locale. La situazione di molte imprese del terziario è critica, e il 2012 rischia di concludersi con un drammatico bilancio di chiusure di tante attività, con i conseguenti riflessi in termini di disoccupazione, di nuclei familiari privati di ogni reddito, di impoverimento dell’offerta e di destabilizzazione sociale delle città.
Il 61% dei consumatori aspetta i saldi per acquistare 
Il 7 luglio, con l’avvio dei saldi, rappresenta più che mai un appuntamento importantissimo per tante imprese del settore abbigliamento e calzature, uno dei più colpiti dal crollo dei consumi, in Umbria peggio che altrove.
Certamente pesa, oltre alla reale mancanza di risorse, anche l’aspetto psicologico di un clima che non induce a spendere neppure coloro il cui reddito è immutato.
La possibilità di una scelta vasta, date le scarse vendite dei mesi precedenti, a prezzi fortemente scontati, è peraltro un’ottima motivazione per fare quegli acquisti che fino ad oggi sono stati rimandati. Anche perché – secondo una indagine Confcommercio su un campione di consumatori in relazione alle previsioni d’acquisto di capi d’abbigliamento prima dei saldi di luglio o dopo il loro avvio, il dato umbro è in linea con quello nazionale: il 61% degli intervistati ha dichiarato che aspetterà. La vera incognita è rappresentata dal peso di una tassazione che non solo abbatte i redditi familiari, ma crea anche incertezza su quanto si dovrà pagare fra qualche mese (vedi Imu).