Continua la “terziarizzazione” dell’economia
"Non sono i servizi in generale che acquisiscono gli occupati espulsi dagli altri settori, è proprio l'area dei servizi di mercato". "Crescita in quota occupazione di 6,9 punti percentuali negli ultimi 20 anni".
Uno dei temi principali del Rapporto presentato da Confcommercio è quello del crescente peso del terziario nel sistema economico del Paese. “La terziarizzazione dell’economia continua, crisi o non crisi”, ha detto il direttore dell’Ufficio Studi Mariano Bella. “L’area Confcommercio tiene e ora è molto prossima ai veri servizi di mercato cioè tutti i servizi tranne la pubblica amministrazione, banche e finanza e gli affitti imputati, che prima stavano dentro ma sono una pura partita di giro e quindi li abbiamo esclusi. Dentro l’Area Confcommercio ora ci sono i servizi editoriali e anche la sanità privata. Il valore aggiunto del commercio al dettaglio si stabilizza mente nei 15 anni che vanno dal 1992 all’inizio della crisi scendeva; ciò vuol dire che a questa quota di commercio il paese non può rinunciare”. Bella ha poi osservato che “tutti gli altri servizi di mercato crescono in quota di valore aggiunto. E’ subito chiaro che se il Mezzogiorno potesse agganciarsi a una maggiore produzione di servizi di mercato avrebbe qualche chance in più di ridurre i suoi divari con il resto del paese”. Sull’occupazione poi, secondo Bella il tema emerge con maggiore chiarezza. “Non sono i servizi in generale che acquisiscono gli occupati espulsi dagli altri settori; è proprio l’area dei servizi di mercato, l’area di elezione della nostra rappresentanza a crescere in quota occupazione di 6,9 punti percentuali negli ultimi 20 anni, attirando risorse da tutti gli altri settori”.
“Non si deve neppure nascondere – ha aggiunto – che una parte della tenuta occupazione dei servizi di mercato, penso anche ma non soltanto al commercio al dettaglio, è fenomeno che deriva dalla riduzione degli spazi occupazionali nell’ambito del lavoro dipendente: rischiare di aprire una piccolissima impresa, anche in tempo di crisi rimane una vocazione dei nostri giovani e meno giovani lavoratori; in parte questo spiega che la quota di occupazione nel commercio sia addirittura crescente quando il commercio, soprattutto al dettaglio, in realtà non è mai uscito dalla recessione”.
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