Fiducia anche alla Camera per il nuovo Governo: “è l’ultima chance”
Con 378 sì l'Esecutivo Renzi passa anche l'esame di Montecitorio. Intanto si delinea il piano per il rilancio dell'economia, un pacchetto da 100 miliardi complessivi: giù Irpef e Irap e da subito "effetto shock" con lo sblocco del pagamento dei debiti della Pa e nuove risorse per il fondo di garanzia per le pmi.
SANGALLI: FARE PRESTO
Incassata la fiducia al Senato, Matteo Renzi fa il bis a Montecitorio con 378 sì, 220 no ed un astenuto ottenendo il disco verde dal Parlamento per il suo governo. Il premier si è presentato a Montecitorio per lanciare la sua ultima e decisiva sfida per cambiare l’Italia, in quell’Aula che, ha ammesso, gli fa tremare le gambe. “Abbiamo una sola chance da cogliere qui e adesso”, ha avvertito: quell’ultima occasione offerta dai segnali di ripresa per “fare l’unica cosa che possiamo fare, cambiare profondamente il nostro Paese, il sistema della P.A., quello della giustizia, del fisco, cambiare profondamente nella concretezza la vita quotidiana di lavoratori e imprenditori”. Dopo il discorso ‘choc’ tenuto al Senato ha promesso di volersi mantenere sul “bon ton istituzionale”. Ha detto di provare “vertigini e stupore” per l’onore che gli viene concesso di sedere in un luogo in cui è stata fatta la storia del Paese. Intanto, si delinea il piano per il rilancio dell’economia che il nuovo Esecutivo intende attuare e che prevede non solo taglio dell’Irpef, per dare più soldi ai lavoratori, e dell’Irap, per alleggerire il costo del lavoro delle imprese, ma anche un ”ragionamento” sull’alleggerimento degli oneri sociali. Quanto alle coperture, ha assicurato il premier a Ballarò, ”arriveranno entro un mese”, dice. Ci saranno i tagli alle spese della revisione affidati a Cottarelli ”e risorse che arriveranno dagli accordi internazionali, come quelli con la Svizzera” sul rimpatrio di capitali. A questo si aggiunge un possibile aumento del prelievo sulle rendite finanziarie: ”Sì, c’è spazio per aumentare – sostiene Renzi – verificheremo un aumento delle tasse sulle rendite, non direi sui bot ma sulle rendite pure, per tagliare il costo del lavoro”. Ma il piano, concordato con il ministro Pier Carlo Padoan, partirà da una forte ”effetto shock” con immissione di risorse alle imprese: il pagamento dei debiti della Pa e il fondo di garanzia per le pmi. Tutti e due strumenti che passano per la Cassa depositi e prestiti. Per il pagamento dei debiti il ministro Padoan ha spiegato che “bisogna ancora precisare” i meccanismi. Renzi è invece tranchant: ”in 15 giorni sarà tutto pronto, abbiamo già preparato due emendamenti e questo permetterà di sbloccare i 60 miliardi che sono bloccati per i debiti della Pa”. Ma il tema più urgente e’ quello delle risorse. La cifra da recuperare sembra enorme, a partire dal taglio del cuneo. Il premier ha puntualizzato che la “doppia cifra” annunciata al Senato si riferisce non alle percentuali ma ai miliardi, almeno 8-10 secondo il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. L’obiettivo è quello di un taglio del 10% dell’Irap per circa 2,3 miliardi cui aggiungere altri 5 miliardi a favore dei lavoratori. “Pensiamo che nell’arco di 12 mesi 8 miliardi siano ampiamente alla portata, a 10 miliardi si può arrivare. Non è un libro dei sogni”, ha spiegato. Su uno stipendio mensile di 1.600 euro netti si potranno avere circa 50 euro netti in più in busta paga al mese, 500-600 all’anno. Oltre al cuneo ci sono però anche i debiti arretrati (60 miliardi), il fondo per le pmi (almeno 2 miliardi che però serviranno a garantirne una cinquantina), l’assegno di sostegno al reddito (quello previsto dal Jobs act varrebbe 30 miliardi in due anni) e un piano di edilizia scolastica che varrebbe ‘miliardi non milioni’. Un pacchetto complessivo dunque da quasi 100 miliardi su più anni al quale dovrà mettere mano il ministro del Tesoro.
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