Fipe: bar a rischio fallimento con l'art. 62 | Confcommercio

Fipe: bar a rischio fallimento con l’art. 62

Ed è stato calcolato che rispettare l’articolo 62 costringerà la ristorazione ad avere una liquidità disponibile di 1,5 miliardi di euro e costringerà gli operatori della filiera alimentare ad avere una liquidità disponibile di oltre 5 miliardi di euro. Il rishcio è di fallire!

mercoledì 24 Ottobre 2012 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

Chi pensa al bar italiano come qualcosa di statico, cioè il classico locale con quattro amici al tavolo intenti a giocare a carte, ha un’idea decisamente errata. Se questa immagine ancora sopravvive (per fortuna) in qualche realtà, nella stragrande maggioranza dei casi il bar è uno dei locali soggetto ai cambiamenti più evidenti, sia in termini di movimentazione delle imprese sul mercato, sia in termini di ambientazione e servizi da offrire al consumatore. Resta però innegabile che la parte basilare del bar è rappresentata dal prodotto caffè. Tuttavia, come dimostra la ricerca realizzata dall’ufficio studi Fipe-Confcommercio in occasione di Triestespresso, i nuovi stili di vita e la domanda in continuo mutamento hanno portato il bar ad essere sempre più poliedrico. È molto cresciuta l’offerta di pasti, così come quella di intrattenimento.
La recente crisi ha però minato la vitalità del bar, tanto che nel 2010 e nel 2011 il saldo fra le attività aperte e quelle chiuse è stato negativo per un totale di ben oltre settemila unità. Il fatturato complessivo del canale bar arriva a sfiorare i 19 miliardi di euro. Il quadro potrebbe peggiorare ancora, mettendo a rischio fallimento migliaia e migliaia di strutture, con l’entrata in vigore, proprio ieri, dell’articolo 62 del decreto Liberalizzazioni che impone il pagamento a 30 giorni per le merci deperibili e a 60 per le merci non deperibili. Proprio su questo argomento e sulle ripercussioni di questa disposizione di legge si incentrato il dibattito acceso organizzato da Fipe nel convegno in apertura del Salone sull’espresso. Ed è stato anche calcolato che rispettare l’articolo 62 costringerà la ristorazione ad avere una liquidità disponibile di 1,5 miliardi di euro e costringerà gli operatori della filiera alimentare ad avere una liquidità disponibile di oltre 5 miliardi di euro. Come si usa dire… non proprio noccioline!
Anche Antonio Paoletti, presidente Confcommercio Trieste e Camera di Commercio della stessa città è rimasto sbalordito dall’impatto economico di questa disposizione. E lo ha detto chiaramente nell’aprire il convegno Fipe su “I rapporti con i fornitori e l’articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni” dove c’è stato spazio anche per uno spaccato relativo alle conseguenze che tale legge avrà sui buoni pasto.
“Fipe non poteva mancare a questo appuntamento – ha commentato Paoletti – a cui ha dato lustro e richiamato l’attenzione con l’iniziativa ‘Tasting&Testing nei bar del centro città. Ma soprattutto si è presentata in questa rassegna per affrontare l’articolo 62, una tematica di grande interesse per chi lavora con il caffè”.
Agli operatori del settore bar (considerando anche le realtà inserite nel contesto più ampio di ristoranti e alberghi) Fipe è in grado di fornisce durante la Fiera una guida pratica al rapporto contrattuale con i fornitori. Ma, essenzialmente, ha già dichiarato di voler affrontare il problema da un punto di vista giuridico, intravedendo nell’articolo 62 profili di incostituzionalità, poiché regolamenta nello stesso modo situazioni oggettivamente diverse. Oltretutto, l’articolo in questione è anche in contrasto con la direttiva comunitaria nella lotta ai ritardi di pagamento che prevede la derogabilità da parte dei soggetti privati contraenti.