Fondi Europei, le richieste Confcommercio | Confcommercio

Fondi Europei, le richieste Confcommercio

Nuovi Fondi Strutturali, Confcommercio presenta agli europarlamentari le esigenze e le richieste delle imprese umbre e dell’Italia centrale.  

lunedì 19 Marzo 2012 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

Reti di imprese, centri storici, innovazione, turismo, piccole e medie imprese, Fondi di coesione, commistione tra diversi Fondi comunitari, filiere, servizi alla persona, credito: si è sviluppato intorno a questi dieci punti l’intervento di Aldo Amoni, presidente della Confcommercio dell’Umbria, nel presentare agli europarlamentari presenti oggi al convegno che l’organizzazione ha voluto portare a Perugia sui nuovi Fondi Strutturali (“Politica di coesione dell’Unione europea 2014/2020 – Il terziario di mercato nella nuova programmazione dei Fondi Strutturali”), le specificità e le esigenze delle imprese del terziario e del territorio regionale.
L’incontro – inserito in un Roadshow che toccherà altre località del Nord e del Sud Italia – coinvolge anche le strutture regionali di Confcommercio Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise e Marche, ed è stato organizzato da Confcommercio dell’Umbria in collaborazione con Confcommercio International.
Agli europarlamentari presenti – Paolo Bartolozzi, Francesco De Angelis, Niccolò Rinaldi e Marco Scurria – il presidente Amoni ha raccomandato di “ascoltare” attentamente i territori, poiché hanno caratteristiche molto diverse gli uni dagli altri, per dare maggiore flessibilità alle procedure di attuazione delle misure comunitarie, in modo che siano più rispondenti alle esigenze delle imprese. Cosa che finora non sempre è accaduta. 
“Confcommercio, presente oggi attraverso sei strutture regionali”, ha sottolineato Amoni, “è pronta a fare la sua parte e rivendica un ruolo commisurato al peso economico dei settori che rappresenta. Il terziario di mercato è uno dei motori dello sviluppo. Pesa per oltre il 40% del Valore Aggiunto e dell’occupazione.  Fino ad oggi abbiamo però assistito ad una programmazione – tanto europea quanto regionale – ancora troppo ancorata ad una visione industrialista dell’economia. Eppure il manifatturiero oggi rappresenta meno del 20% del PIL. I bandi sono stati finora pensati per il manifatturiero e poi applicati al terziario, con il risultato che il vestito cucito per uno non poteva adattarsi all’altro.
E’ il momento di andare oltre questa visione e riconoscere al terziario la dignità che gli spetta, anche in virtù del ruolo sociale e di servizio che svolge quotidianamente”.
Centralità del terziario e specifiche peculiarità dei territori, sono stati dunque questi i principi-guida delle proposte Confcommercio in merito alla programmazione dei Fondi Strutturali.
Reti di imprese  –  Continuare sulla strada dei bandi in favore delle reti di impresa, ma utilizzando i fondi FESR anche per le imprese commerciali eliminando una indebita preclusione.
Centri storici   –  Promuovere lo sviluppo di azioni integrate nelle città e nei centri storici per migliorare, riqualificare e ammodernare le aree urbane sotto il profilo non solo urbanistico, ma anche della residenzialità e della qualità della vita, del servizio commerciale reso, della mobilità e di altri aspetti strategici finora lasciati alla programmazione locale.
Innovazione   –  Nel terziario di mercato l’innovazione può essere anche tecnologica e di prodotto ma, nella maggior parte dei casi, è organizzativa e di processo, fatta di rinnovi del lay-out e nuovi format, di gestione informatizzata delle merci e sistemi integrati per la sicurezza, di nuove modalità di pagamento e introduzione di nuovi servizi alla clientela.
I futuri bandi comunitari devono tenere conto di questo.
Turismo  –  Fino ad oggi il turismo non è stato beneficiario delle risorse UE, se non in modo indiretto.  Le caratteristiche proprie del comparto turistico, la sua trasversalità rispetto agli altri settori, ed i benefici che porta a tutta l’economia, impongono un cambio di mentalità, perché occorre che l’Europa metta al centro delle proprie politiche di sviluppo il settore che in questo momento più di altri potrebbe ridare slancio al PIL europeo.
Piccole imprese  –  Lo Small Business Act europeo, vera e propria pietra miliare, deve avere una qualche “declinazione italiana”, mediante un “principio di adattabilità che enfatizzi le peculiarità dell’economia fatta da una moltitudine di micro e piccolissime imprese. Questo si tradurrebbe in atti di programmazione e bandi coerenti, che dovrebbero premiare anche le imprese di dimensioni ridotte, proprio perché più bisognose di supporti esterni.
Fondo di coesione  –  L’Italia utilizza solo il 9% dei Fondi Strutturali e non riesce ad inserirsi nelle politiche del Fondo di Coesione.   Occorre trovare gli strumenti per supportare la capacità economica e progettuale delle micro e piccole imprese.
Commistione FESR/FSE/FEASR  –  Sulla base della proposta della Commissione europea di realizzare un approccio più integrato all’investimento prevedendo una commistione tra i vari Fondi strutturali, Confcommercio propone  che il FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), dal momento che si occupa di ruralità, debba necessariamente contribuire anche allo sviluppo delle imprese terziarie e artigiane che operano in ambiente rurale e non solo di quelle agricole.
Filiere  –  Andrebbe incentivato l’utilizzo della particolare rete che è la filiera, poiché riunisce le imprese per grandi tematiche e non per divisioni settoriali.
Creare ad esempio un’aggregazione che riunisca le imprese della filiera TAC (turismo – ambiente – cultura) o di quella enograstronomica inciderebbe pesantemente su tutti i settori principali dell’economia, non esaurendosi nel semplice rapporto produttore – consumatore finale.
Servizi alla persona  –  Fino ad ora, a parte il Fondo Sociale Europeo, i servizi alla persona sono stati esclusi da ogni beneficio per gli investimenti. E’ un settore in grande evoluzione, che non può essere lasciato ai margini e che invece necessita di risorse per il miglioramento qualitativo e l’innovazione. 
Credito  –  Una delle specificità dell’Italia è costituita dal suo sistema dei Confidi associativi, che non è mai stato aiutato dall’UE. La Banca Centrale Europea ha dato alle banche risorse, di cui fino ad oggi non hanno però beneficiato famiglie e imprese. Nella logica della richiesta maggiore adattabilità dei Fondi strutturali alle esigenze dei territori, occorrerebbe prevedere misure di vero sostegno al sistema dei Confidi, ai quali si rivolgono sempre di più le imprese oppresse dalla crisi.
All’appuntamento di Perugia hanno preso parte la presidente della Giunta regionale dell’Umbria Catiuscia Marini, il presidente della Confcommerico della provincia di Perugia Giorgio Mencaroni, il presidente di Confcommercio International Alberto Marchiori e il direttore Giacomo Regaldo, dirigente Confcommercio nel settore politiche regionali Massimo Vallone.