I consumi in Europa negli ultimi anni
Rapporto "EuropaConsumi" elaborato dall'Ufficio Studi di Confcommercio. Più tempo libero e comunicazioni ma cresce l'incidenza delle spese obbligate.
Dal 1995 ad oggi aumenta la frazione di spesa destinata dai cittadini europei a consumi per il tempo libero (dall’11% al 12%), mezzi di trasporto e comunicazioni (dal 15% al 16%) e le spese per l’abitazione (dal 21% al 24%); diminuisce, invece, la quota di consumi per la cura del sé (dal 14% al 13,5%), quella per i pasti in casa e fuori casa (dal 25% al 23 %) e quella per l’acquisto di mobili, elettrodomestici e articoli di arredamento (dal 7% al 6%); in termini di spesa pro capite, escludendo il Lussemburgo che ha livelli di consumo decisamente superiori alla media, nel 2010, l’Irlanda è il Paese dove si spende di più per mangiare (4.602 euro), l’Olanda per la finanza personale (1.814 euro), la Danimarca per l’abitazione (5.967 euro), mentre i consumatori austriaci sono i più “spendaccioni” in ben quattro comparti di spesa: tempo libero (2.621 euro), comunicazioni e mezzi di trasporto (2.857 euro), cura del sé (2.754 euro) e mobili, elettrodomestici e arredamento (1.239 euro); rispetto alla media europea del totale dei consumi, pari ad un valore di oltre 13.800 euro pro-capite, le spese fisse per l’abitazione e per l’alimentazione, da sole, assorbono più dei due terzi per un importo pari a circa 6.500 euro pro-capite. Questi alcuni dei principali risultati che emergono dal Rapporto “EuropaConsumi” elaborato dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Nonostante le differenziazioni di natura economica e sociale esistenti tra stati, l’analisi delle sette macrofunzioni di consumo nel complesso dei 27 paesi della Ue (tempo liberato, mobilità e comunicazioni, cura del sé, finanza personale, mobili, elettrodomestici e arredamento, spese fisse per l’abitazione, pasti in casa e fuori casa) evidenzia alcune linee di fondo che contribuiscono a caratterizzare un modello di consumo tendente sempre più ad una uniformità dei comportamenti di acquisto dei cittadini europei. Un primo aspetto da rilevare è il peso che ha assunto negli anni, dal 1995 al 2010, la spesa destinata alle attività del tempo libero; nella dinamica di questa funzione di consumo, ha avuto un ruolo rilevante un diverso utilizzo del fattore “tempo” nella ricerca quotidiana di maggiori spazi da dedicare a sé, alla famiglia, ai viaggi, alla cultura, concentrando gli impegni e introducendo flessibilità nei tempi di lavoro. Il tempo libero è diventato una vera e propria risorsa economica su cui investire sempre più. In questo contesto va letta, nel periodo considerato, la crescita della quota di spesa del tempo libero che, nella media UE a 27, è prossima nel 2010 al 12%, ma che raggiunge punte più elevate a Malta, Regno Unito e Austria. Se si escludono alcuni Paesi baltici e dell’Europa dell’Est, il processo di convergenza verso la realtà dei paesi più avanzati dell’Unione, dove questa quota è significativa, tende a rafforzarsi. Anche l’esigenza di maggiore mobilità e di abbattimento delle distanze, complice la tecnologia, ha favorito l’incremento della spesa per i mezzi ed i servizi di trasporto e le comunicazioni che si avvicina al 16% nella media, valore superato da molti paesi con una economia in fase di sviluppo quali la Bulgaria, la Lituania, l’Ungheria e la Slovenia. Una tendenza opposta si riscontra per alcune funzioni tipicamente time-demanding, come i pasti in casa e fuori casa che vedono ridimensionarsi la quota di spesa dal 25% al 23,3% nella media Ue a 27 paesi, con punte inferiori al 20% nei Paesi Bassi e in Danimarca, e superiori al 30% in Bulgaria, Romania, Spagna e Paesi Baltici. L’andamento di questa macrofunzione sconta tendenze contrapposte tra i consumi alimentari in casa, che sono generalmente fermi in quasi tutta Europa, mentre più consistente è la crescita dei consumi alimentari fuori casa, favorita dalla diffusione di nuovi stili di vita e dai consumi generati dai flussi turistici. Parallelamente ai pasti in casa e fuori casa, le quote di spesa delle macrofunzioni relative ad altri beni e/o servizi di tipo tradizionale subiscono una graduale riduzione. Nel settore relativo alla cura del sé, le quote di spesa passano da oltre il 14% del 1995 al 13,5% del 2010; relativamente ai mobili, elettrodomestici e articoli da arredamento, la quota sulla spesa totale si è ridotta anch’essa di circa un punto percentuale, passando da oltre il 7% del 1995 a poco meno del 6% nel 2010. Da notare, che nel 2010 in Italia, la quota di spesa relativa ai mobili, elettrodomestici e articoli da arredamento è pari al 7,2% del totale della spesa per consumi, valore tra i più elevati a livello europeo. Un’attenta considerazione merita la spesa relativa alla finanza personale, la cui la quota sul totale si aggira attorno al 6,6%. La fig. 1d mostra l’andamento assolutamente altalenante di questa macrofunzione, con cali evidenti in corrispondenza delle crisi finanziarie internazionali. Per quanto riguarda le spese obbligate connesse con l’abitazione, la quota relativa a questi beni e/o servizi è cresciuta costantemente, in media, passando da poco più del 20,6% del 1995 al 23,5% del 2010. Questo crescita regolare è stata determinata in parte dall’aumento del costo dei prodotti energetici e anche dall’andamento del mercato degli immobili. Analizzando i livelli di spesa pro capite per macrofunzione e Paese, si registra nella media europea un valore di oltre 13.800 euro; il Paese che spende mediamente di più è il Lussemburgo (circa 29.000 euro), all’estremo opposto si colloca la Bulgaria, che risulta essere il Paese con spesa media pro capite più bassa (circa 2.900 euro) nell’Unione Europea. Sotto il profilo delle singole macrofunzioni, a titolo esemplificativo, le spese fisse pro capite per l’alimentazione e per l’abitazione assorbono mediamente quasi 6.500 euro l’anno, circa il 47% del totale dei consumi. Per i paesi dell’Europa dell’est l’incidenza, pur in presenza di valori assoluti inferiori al dato medio, l’incidenza supera nettamente il 50%.
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