La crisi aumenta la criminalità
Indagine effettuata su un campione di 150 imprese: per il 92% la crisi alimenta e accresce i fenomeni criminalit. Aumenta l’insicurezza tra le imprese umbre e la sfiducia nelle misure di contrasto, soprattutto a causa della insufficiente presenza delle Forze dell'Ordine.
L’onda lunga della recessione non sta solo rendendo incerto e periglioso il cammino di tante di loro, ma ha accentuato il disagio sociale e incrementato il senso di insicurezza delle imprese umbre, che tra crisi e aumento della criminalità vedono un rapporto diretto.
La pensa così il 92% del campione di 150 imprese del terziario di mercato umbre – il 48% situate nei centri storici, il 47% nella periferia ed il 5% nelle aree industriali o nei centri commerciali decentrati – protagoniste di una indagine sulla sicurezza condotta dalla Confcommercio nel mese di agosto-settembre 2013.
Un dato superiore all’82% di una analoga indagine condotta da Confcommercio a livello nazionale, segno che in Umbria lo stato di difficoltà socio-economico è ancora più percepito.
Il nesso diretto tra crisi e fenomeni criminali si concretizza (risposta multipla) per il 72% degli intervistati che lo hanno ravvisato nell’aumento di piccoli furti compiuti da persone in evidente stato di difficoltà, per il 59% nella presenza di delinquenza comune che non sembra riconducibile a gruppi organizzati, mentre il 37% parla di aumento dello spaccio di droga, il 24% di aumento nella presenza di persone senza fissa dimora, l’8% di aumento dell’accattonaggio, e un significativo 10% di presenza di criminalità organizzata.
Con percentuali inferiori ci sono quelli che hanno paura nel fare il percorso casa-lavoro (5%) e chi ha ricevuto minacce, anche dagli stessi clienti (3%).
In generale quello che si afferma è l’ormai progressivo e apparentemente inarrestabile accrescersi del senso di insicurezza tra gli imprenditori, che va anche al di là dei dati oggettivi: il 49% degli intervistati dichiara un peggioramento del sentiment negli ultimi 2-3 anni (17% appena peggiorato, 32% molto peggiorato), per il 48% c’è una sostanziale stabilità della percezione di insicurezza, mentre il solo 3% vede un miglioramento. C’è da sottolineare tuttavia che la stabilità indicata ha una coloritura negativa, con una sorta di “rabbiosa rassegnazione” all’inevitabilità di certi eventi criminali. Del resto, tra le 150 imprese oggetto dell’indagine (domanda a risposta multipla) ben il 49% ha subito furti negli ultimi due o tre anni, il 29% ha avuto problemi legati alla prossimità delle attività illegali di spaccio di sostanze stupefacenti , il 2% ha subito una rapina, il 7% rispettivamente ha subito truffe e spaccate o danneggiamenti notturni. Aumentano le aggressioni personali con minacce e percosse (3% degli intervistati).
C’è per fortuna un 26% che non ha subito crimini negli ultimi anni.
A colpire in negativo è un ulteriore dato: tra chi ha subito un reato, ben il 39% ne è stato vittima più di due volte negli ultimi due anni, mentre il 13% due volte in due anni ed il 22% una volta sola in due anni.
Ma a quali cause specifiche gli umbri riconducono l’incremento dei fenomeni criminali? Le risposte (multipla) hanno indicato in primis, con il 74%, l’aumento incontrollato dei fenomeni migratori, che non riescono ad essere opportunamente assorbiti dal mercato del lavoro, già in enorme affanno per la crisi; in seconda battuta, con il 62%, viene evidenziata l’insufficiente presenza delle Forze dell’Ordine, il 55% denuncia la mancanza della certezza della pena e l’irrisorietà della pena stessa. Infine, entrambe con il 22% abbiamo il degrado sociale ed urbano e la mancanza di politiche continue e strutturate sulla sicurezza.
Coerente con queste risposte quelle sulle misure considerate maggiormente efficaci per il ripristino della sicurezza: al primo posto abbiamo, con il 73%, il controllo dell’immigrazione e la conseguente espulsione dei clandestini o comunque di chi delinque. Poi con il 63% la certezza della pena e l’inasprimento delle pene stesse, con il 47% la necessità di poliziotti e/o carabinieri di quartiere; il 32% auspica interventi maggiori delle Forze dell’Ordine sia in termini repressivi che preventivi, il 18% interventi risolutori sul degrado urbano e un 8% auspica una sempre maggiore collaborazione tra le Forze dell’Ordine e l’imprenditoria.
Un dato piuttosto basso, quest’ultimo, frutto della convinzione nella maggioranza degli intervistati (il 58%), sulla base della propria esperienza, che le Forze dell’Ordine svolgono un’azione non sufficientemente incisiva a causa dei purtroppo pochi, pochissimi mezzi a loro disposizione. Questa convinzione determina nel 42% una minor fiducia rispetto al passato sulla efficacia di azioni di presidio del territorio e di repressione.
Alla sensazione diffusa di insicurezza, il 96% degli imprenditori intervistati ha risposto adottando misure cautelari per proteggere se stessi, i dipendenti e la propria attività.
Nel dettaglio, il 72% ha stipulato polizze assicurative ad hoc, il 60% ha installato sistemi di allarme, telecamere e/o vetrine blindate. Un 44% ha migliorato l’illuminazione esterna ed il 43% ha fatto ricorso alla vigilanza privata.
Del 4% che dichiara di non aver preso provvedimenti di nessun genere, la maggior parte manifesta scetticismo in merito al funzionamento delle diverse soluzioni adottabili mentre un ¼ dichiara di non avere risorse economiche adeguate per affrontare investimenti.
Condividi