“Legalità, ci piace”: Confcommercio Umbria chiede più controlli sul territorio | Confcommercio

“Legalità, ci piace”: Confcommercio Umbria chiede più controlli sul territorio

Confcommercio Umbria aderisce alla Giornata di mobilitazione nazionale “Legalità, ci piace”.
Abbigliamento (47%), alimentari (45%), scarpe e calzature (31%) sono i prodotti contraffatti più acquistati. Confcommercio chiede l’inasprimento dell’impianto sanzionatorio, più controlli sul territorio e una maggiore diffusione della "cultura della legalità".
I fenomeni illegali costano alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi oltre 30 mld di euro di fatturato all’anno.
martedì 26 Novembre 2019 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

I consumatori umbri – in prevalenza donne, dai 35 anni in su, con un livello d’istruzione medio basso – acquistano prodotti contraffatti in percentuale maggiore rispetto alla media nazionale; sono spinti più di altri all’acquisto illegale dalla possibilità di “fare un buon affare” anche se hanno una percezione più alta di altri di quanto possa essere rischioso acquistare prodotti o servizi illegali. Ecco perché tra i fenomeni criminali percepiti maggiormente in aumento dalle imprese del terziario di mercato ci sono abusivismo e concorrenza sleale, percezione che sul nostro territorio registra una percentuale di 12 punti superiore alla media nazionale.

Sono alcuni dei dati presentati questa mattina a Roma da Confcommercio in occasione della Giornata di mobilitazione “Legalità, ci piace!” a cui aderisce convintamente Confcommercio Umbria, che su questi temi così impattanti sulle imprese e l’economia reale richiama l’attenzione della nuova Giunta regionale.

Secondo Confcommercio, infatti, i fenomeni illegali – contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione – alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti.

Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata.
E costano alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi oltre 30 mld di euro di fatturato all’anno (stima Ufficio Studi Confcommercio per il 2019).

Confcommercio chiede, da una parte, l’inasprimento dell’impianto sanzionatorio, un’intensificazione ulteriore dei controlli sul territorio e il rafforzamento dell’attività repressiva da parte delle autorità competenti. Dall’altra, chiede di rafforzare, diffondere e approfondire la “cultura della legalità”, elemento in grado di fare davvero la differenza.

INDAGINE CONFCOMMERCIO SU ILLEGALITA’, CONTRAFFAZIONE E ABUSIVISMO

CENTRO ITALIA

Sintesi dei risultati: i consumatori

Il trend della contraffazione. Leggermente superiore al dato nazionale (30,5%) la percentuale dei consumatori del Centro che acquistano prodotti contraffatti pari al 32,1%.
I prodotti contraffatti più acquistati e l’utilizzo del web. I prodotti contraffatti maggiormente acquistati dai consumatori del Centro sono: abbigliamento (47%), alimentari (45%) e scarpe e calzature (31%). Rispetto al dato nazionale i prodotti contraffatti più acquistati sul web nel Centro sono i farmaci (+1,0% rispetto all’Italia).
Le ragioni dell’acquisto illegale. Per la maggior parte dei consumatori del Centro l’acquisto di prodotti o servizi illegali è sostanzialmente legato alla possibilità di «fare un buon affare» (78,8%, percentuale superiore al dato nazionale del 68%) e per motivazioni di natura economica (73% contro il 70% del dato Italia).
Superiore al dato nazionale la percentuale dei consumatori del Centro che ritengono rischioso acquistare prodotti o servizi illegali (95% rispetto al 91,4% del dato nazionale).
Il livello di informazione. Il 69,7% dei consumatori è informato sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative in caso di acquisto di prodotti contraffatti.
Identikit del consumatore «illegale»: è in prevalenza donna (54,8%), dai 35 anni in su, ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 49,9%), è soprattutto impiegato, pensionato o disoccupato (per il 72,4%).

Sintesi dei risultati: le imprese

La percezione sui fenomeni criminali. Tra i fenomeni criminali percepiti maggiormente in aumento dalle imprese del terziario di mercato del Centro: abusivismo (46%, molto più elevato del dato nazionale del 34%), furti (33,1%, leggermente più alto del dato nazionale del 29%) e la contraffazione (32%, poco inferiore al dato nazionale del 34,8%).
Le imprese danneggiate dall’illegalità. Il 61% delle imprese del Centro si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità, percentuale leggermente inferiore rispetto al dato nazionale (66,7%).
Gli effetti della contraffazione e dell’abusivismo. La concorrenza sleale (57%, leggermente inferiore al dato Italia) e la riduzione dei ricavi (33,8%, leggermente inferiore al dato nazionale) sono gli effetti ritenuti più dannosi dalle imprese del Centro. Entrambe le percentuali sono leggermente inferiori al dato Italia.

FOCUS SULLE IMPRESE DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO
Le imprese del commercio e il taccheggio. Il 73,6% delle imprese del commercio al dettaglio del Centro è stato vittima almeno una volta in passato di un episodio di taccheggio. La percentuale è più elevata rispetto al dato nazionale del 69,3%. Le imprese del Centro che lamentano un aumento del fenomeno del taccheggio sono il 32%, percentuale decisamente superiore rispetto alla media nazionale del 24,1%.
Il 45% degli esercizi commerciali del Centro si è dotato di misure anti-taccheggio (il dato è decisamente inferiore rispetto alla media nazionale del 55,8%), di cui il 38% di dispositivi anti-taccheggio e il 21% in formazione del personale.

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Confcommercio-Imprese per l’Italia, in collaborazione con Format Research, realizza dal 2013 l’Indagine sull’illegalità, la contraffazione e l’abusivismo.
Obiettivo di questo lavoro è di dare un quadro aggiornato al 2019 ed in serie storica (con riferimento al 2013 e al 2016) sull’evoluzione e sugli effetti di questi fenomeni che alterano la concorrenza, che colpiscono le imprese del terziario di mercato e che impattano sugli stili di acquisto dei consumatori.
L’indagine, realizzata tra l’8 e il 22 ottobre 2019, è stata effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dei consumatori italiani (quasi 3.400 casi) e delle imprese del terziario di mercato (1.500 casi).