Letta ottiene la fiducia | Confcommercio

Letta ottiene la fiducia

Il governo incassa la fiducia al Senato: 235 sì, 70 no. Il premier: "Gli italiani ci urlano la voglia di cambiamento". Berlusconi evita la conta e dice sì all'ultimo minuto: "via libera anche se "con travaglio". Formigoni annuncia un nuovo Gruppo, "I Popolari", con 25 ex Pdl e 10 Gal. Nel pomeriggio il presidente del Consiglio alla Camera.

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domenica 29 Settembre 2013 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

Il Governo Letta ha incassato la fiducia del Senato con 235 si’, 70 no e nessun astenuto. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e’ ora atteso alla Camera dove alle 16 svolgera’ le comunicazioni gia’ rese a Palazzo Madama. Il Pdl, dopo una mattinata convulsa, ha votato si’ alla fiducia al Governo, anche se una manciata di senatori non ha partecipato al voto. Come annunciato da alcuni esponenti del partito resta comunque ancora in piedi l’ipotesi di una scissione del Pdl, con la formazione di gruppi autonomi in Parlamento.I numeri per far continuare il governo Letta a Palazzo Madama, infatti, c’erano già prima della dichiarazione di Berlusconi: grazie ai 23 firmatari, provenienti dal Pdl e Gal, di una mozione a sostegno dell’esecutivo. Addirittura 35 i dissidenti secondo Roberto Formigoni. In ogni caso “una nuova maggioranza” come aveva prontamente certificato Dario Franceschini. Uno smottamento nel centrodestra che – sempre secondo Formigoni -, uno degli aderenti alla fronda, avrebbe potuto portare alla formazione di un nuovo gruppo a Palazzo Madama. “I destini sono separati” – erano state anche le parole laconiche di Mariastella Gelmini. Poi la mossa a sorpresa di Berlusconi. Ma il partito resta nel caos, visto che poi a sfilarsi sono i più duri. Come Sandro Bondi che polemico dopo l’intervento del capogruppo Pd, Zanda, commenta: “Fa bene a trattarci con disprezzo”. Mentre le cosiddette colombe cantano vittoria. “Chi ha gridato traditori, lo dirà anche a Berlusconi?”, si chiede Maurizio Lupi, che poi frena sui nuovi gruppi: “Abbiamo ritrovato l’unità”. Sembra concretizzarsi l’auspicio di Enrico Letta, in una giornata – dirà il premier – dai risvolti storici e drammatici. “Una fiducia non contro qualcuno. Ma per l’Italia e gli italiani”. E’ l’appello con il quale il presidente del Consiglio chiude il suo discorso: 50 minuti per chiedere all’aula di dare il via libera al governo. Con una citazione finale di Benedetto Croce: “Ciascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, col suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso”. Parole che chiudono un intervento nel quale il premier mette al centro costantemente le esigenze del Paese. “Gli italiani ci urlano la voglia di cambiamento”, ha sottolineato Letta. Che in apertura cita anche Luigi Einaudi. “L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale – afferma il premier -, sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che assumeremo, dipende da un sì o un no”.