Nubi nere sull’economia umbra
Unioncamere Umbria ha presentato i risultati dell'Indagine Congiunturale del settore manifatturiero e commerciale e il cruscotto degli indicatori statistici riferiti al 1° trimestre 2012.
E’ pieno di nubi l’orizzonte dell’economia umbra che emerge dall’Indagine Congiunturale del settore manifatturiero e commerciale e dal “cruscotto” degli indicatori statistici riferiti al 1° trimestre 2012, presentati venerdì 15 da Unioncamere Umbria.
L’indagine è stata condotta intervistando 580 imprese della regione (400 manifatturiere e 180 del commercio) a proposito di fatturato, ordini, produzione e vendite.
Le nubi si addensano nei primi 3 mesi dell’anno: il 44% delle imprese manifatturiere ha dichiarato una produzione in calo rispetto agli ultimi tre mesi del 2011, il 42% stabile e solo il 14% in aumento. Nel complesso, nel 2011, la diminuzione dichiarata è del 5,1%. L’analisi settoriale mostra tutti segni meno, a parte legno e mobili (+0,4%), con cali pesanti dei metalli (-10,5%), tessile e abbigliamento (-9%). L’80% degli intervistati spiega poi che il fatturato è stabile (36%) o in diminuzione (44%) rispetto al primo trimestre 2011 e che, guardando tutto l’anno passato, il calo complessivo è del 5%. Segnali positivi arrivano invece dal fatturato estero, con un 45% del campione che registra aumenti.
Per quanto riguarda invece il secondo trimestre secondo lo studio il 34% delle imprese del manifatturiero prevede un aumento della produzione contro il 24% che si aspetta una diminuzione. Percentuali che variano di poco se si guarda agli ordini che arrivano dall’estero, mentre il 31% prevede un fatturato stabile. Molto differenziata la situazione all’interno del commercio: da una parte i numeri parlano di una grande distribuzione (ipermercati, grandi magazzini e supermercati) che tiene botta, aumenta le vendite e formula previsioni positive rispetto ai commercianti al dettaglio. Il 68% delle Gdo infatti attende, per il secondo trimestre, ordini in aumento. Una percentuale che scende nettamente per il commercio al dettaglio: solo il 7,5% del non alimentare e il 7,4 dell’alimentare prevede una crescita.
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