Occorrono nuove regole per le sagre in Umbria | Confcommercio

Occorrono nuove regole per le sagre in Umbria

Mobilitazione di imprenditori e dipendenti per sostenere le proposte di modifica alla legge regionale di Confcommercio e Confesercenti

venerdì 22 Giugno 2012 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

I ristoratori umbri non sono contro le sagre. Ritengono però che debbano essere meglio regolamentate, per evitare il proliferare di iniziative che non qualificano e non promuovono adeguatamente il territorio, al tempo stesso esercitando una forma di concorrenza sleale avvertita come insostenibile.  Soprattutto in un momento in cui gli imprenditori del settore sono schiacciati da tasse e tariffe, sottoposti a continue visite da parte degli organi di controllo, penalizzati dalla crisi dei consumi e privati di liquidità dalla stretta creditizia.
Confcommercio e Confesercenti dell’Umbria hanno redatto una proposta di modifica alla legge regionale (46/98), sostenuta da imprese e lavoratori del settore.  La mobilitazione di questo comparto ha infatti consentito in pochi giorni di raccogliere intorno a questa proposta 754 firme, in 160 imprese della ristorazione. Operazione che è ancora in corso.
La proposta è stata già presentata da Confcommercio e Confesercenti all’assessore regionale Fabrizio Bracco, il quale ha dichiarato la sua disponibilità a modificare l’attuale normativa.
L’azione di Confcommercio e Confesercenti si sposterà ora in Consiglio regionale.
Saranno contattati i singoli consiglieri per sondare la personale disponibilità di ciascuno ad operare per la salvaguardia di centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro, tutelando così il mercato regolare. Si chiederà loro, in definitiva, di prendere una posizione chiara e definitiva su questa delicata materia.
Il presidente di Confcommercio Umbria Aldo Amoni, il direttore di Confesercenti Francesco Filippetti, il presidente della Fipe – Confcommercio della provincia di Perugia Romano Cardinali, insieme a molti imprenditori, hanno illustrato – nel corso di una conferenza stampa –  le motivazioni e il carattere dell’iniziativa, che ha consentito di effettuare anche un sondaggio tra gli imprenditori contattati, su fatturati e occupazione.
 
Il sondaggio tra le imprese, su fatturato e occupazione

L’82% delle imprese intervistate ha dichiarato che nel triennio 2009-2011 ha subito una riduzione del fatturato media del 20%, mentre solo il 18% parla di una sostanziale stabilità. Nessuno ha dichiarato un aumento dei fatturati.  Altro dato interessante viene dal confronto, nei tre anni, della media degli addetti e titolari. Mentre nel 2009 la media di coloro che lavoravano nell’attività ristorativa era di 3,97 (tra titolari ed addetti), questa media va progressivamente diminuendo (3,59 nel 2010) fino ad arrivare a 3,25 nel 2011.
Si è perso, mediamente, 1 dipendente ad azienda, in questi tre anni di crisi.  Un dato ancora più preoccupante se si considera che il 2012 è da tutti indicato come l’anno peggiore della recessione.

La proposta di Confcommercio e Confesercenti

Qualità, durata, regole in materia igienico sanitaria conformi a quelle richieste a chi fa somministrazione, rivisitazione dei menu per valorizzare le tipicità e i prodotti del territorio, controlli: sono alcuni degli elementi chiave intorno a cui ruota la proposta di Confcommercio e Confesercenti.
Per entrare più nel dettaglio, le due organizzazioni propongono l’istituzione di un Albo regionale delle sagre di qualità, il divieto dei servizi di prenotazione e asporto, la riduzione a 10 giorni del periodo in cui in ciascuna località possono essere effettuate sagre e feste paesane, l’estensione delle funzioni di controllo alla Polizia provinciale oltre che ai Comuni, la riduzione dei piatti da somministrare, l’obbligo di utilizzare fornitori del territorio e di valorizzare la manifestazione con eventi diversi dalla semplice somministrazione.   
Confcommercio e Confesercenti propongono di suddividere le sagre in 4 tipologie, privilegiando quelle che valorizzano le tipicità territoriali.

Sagre gastronomiche
– Sono organizzate per la promozione di un prodotto enogastonomico che rappresenti il territorio;
– la superficie di somministrazione non deve superare il 70% della superficie totale adibita alla sagra;
– almeno l’80% dei piatti proposti deve essere costituito dal prodotto oggetto della sagra;
– i prodotti somministrati devono avere provenienza regionale certificata mediante presentazione di un elenco dei fornitori delle materie prime;
– obbligo del requisito in materia di igiene degli alimenti per coloro che operano all’interno della cucina;
– durata massima: 5 giorni.

Manifestazioni culturali, politiche, religiose, sportive e di volontariato
– Sono organizzate per finalità culturali; politiche, religiose, sportive o di volontariato;
– divieto di promozione di prodotti enogastronomici;
– la superficie di somministrazione non deve superare il 50% della superficie totale adibita alle attività culturali, politiche, religiose, sportive o di volontariato;
– menu composto da massimo 2 piatti per ogni portata;
– indicazione della provenienza geografica e tipo di conservazione dei prodotti (fresco/surgelato)
– obbligo di utilizzo di materie prime di produzione locale certificata mediante presentazione di un elenco dei fornitori delle materie prime;
– obbligo del requisito in materia di igiene degli alimenti per coloro che operano all’interno della cucina;
– obbligo di svolgimento nel periodo del mese di luglio e agosto;
– durata massima: 3 giorni.

Feste paesane
– Sono organizzate per eventi ricreativi di rilevanza paesana o di quartiere;
– divieto di promozione di prodotti enogastronomici;
– la superficie di somministrazione non deve superare il 70% della superficie totale adibita alle attività ricreative;
– menu composto da massimo 2 piatti per ogni portata;
– indicazione della provenienza geografica e tipo di conservazione dei prodotti (fresco/surgelato);
– obbligo di  utilizzo di materie prime di produzione locale certificata mediante presentazione di un elenco dei fornitori delle materie prime;
– obbligo del requisito in materia di igiene degli alimenti per coloro che operano all’interno della cucina;
– obbligo di svolgimento nel periodo del mese di luglio e agosto;
– durata massima: 3 giorni.

Festival di partito
– Sono organizzate da partiti politici locali;
– la superficie di somministrazione non deve superare il 50% della superficie totale adibita alle attività culturali; politiche, religiose, sportive o di volontariato;
– menù composto da massimo 2 piatti per ogni portata;
– obbligo di  utilizzo di materie prime di produzione locale certificata mediante presentazione di un elenco dei fornitori delle materie prime;
– obbligo del requisito in materia di igiene degli alimenti per coloro che operano all’interno della cucina;
– durata massima: 3 giorni;
– massimo 1 evento per ogni territorio oggetto di elezioni di organi istituzionali locali.

La crisi non risparmia i pubblici esercizi

I dati camerali italiani a dicembre 2011 indicano un patrimonio di pubblici esercizi in totale di 304.563 imprese. Nello stesso periodo, in Umbria, il totale dei pubblici esercizi ammonta a 4.295 (1,4% di quelli italiani).
I bar sono 141.764 in Italia e 1.898 in Umbria (l’1,3% del totale nazionale).
Gli esercizi della ristorazione sono 159.938 unità a livello nazionale e 2.347 in Umbria (l’1,5% del totale nazionale). Il settore delle mense e del catering conta infine, in Umbria, 50 imprese e pesa per l’1,7% sul totale nazionale (2.861 imprese).
Andando ad analizzare iscrizioni e cessazioni, il turn over imprenditoriale nei pubblici esercizi risulta accentuato dalla ormai perdurante crisi.  
A livello italiano, nel 2011, hanno aperto l’attività 15.771 imprese, ma hanno chiuso ben 21.855 aziende, con un saldo negativo di 6.084 unità.
In passato i pubblici esercizi hanno sempre generato valori incrementali del tessuto imprenditoriale, ma oggi la crisi non risparmia nemmeno l’Umbria, dove il saldo tra iscritte e cessate segnala la chiusura, nel 2011, di 100 imprese, di cui 58 nella ristorazione, mentre gli altri sono bar.
Un risultato che appare ancora più preoccupante alla luce delle previsione per il 2012, pesantemente negative sul fronte del fatturato. Nel primo trimestre di quest’anno, rispetto all’andamento della clientela, con otto intervistati su dieci hanno registrato un calo di coperti rispetto al trimestre precedente.
La visione pessimistica delle imprese della ristorazione trova motivo nell’analisi dei dati sui consumi delle famiglie.
Tra il 2007 ed il 2011, la spesa media annuale delle famiglie italiane è calata (al netto dell’inflazione) del 6,1%: poco meno 2.000 euro all’anno. La ristorazione, in particolare, ha avuto una flessione ancora maggiore (–8,5%), con un taglio della spesa che corrisponde a circa 300 euro all’anno.
L’Umbria si posiziona appena al di sopra della media nazionale (con un –7%) quanto a calo generale dei consumi (-2.471,38 euro in un anno), ma la ristorazione risulta ancora più colpita rispetto alla media nazionale: il taglio è stato infatti del –17%, che corrisponde a circa 641,39 euro in meno a famiglia.

Perugia  29  maggio  2012