Più credito alle pmi, 4 proposte Confcommercio
Tassi di interesse alti, costi accessori in aumento: le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese restano estremamente difficili. La denuncia della Confcommercio Umbria è suffragata dai dati e accompagnata da una serie di quattro proposte per ridare fiato a una economia sempre in affanno.
Tassi di interesse alti, costi accessori in aumento: le condizioni del credito riservate alle micro, piccole e medie imprese – sempre che riescano ad accedervi e nella maggior parte dei casi questo non avviene – restano estremamente difficili.
La denuncia della Confcommercio Umbria è suffragata dai dati – i tassi reali pagati da una pmi italiana sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi europei; a fine 2013 più del 60% delle pmi ha registrato un aumento dei costi accessori del credito; tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito alle imprese è sceso dell’8,3% – e accompagnata da una serie di quattro proposte per ridare fiato a una economia sempre in affanno.
“Gli interventi straordinari messi in campo dalla Banca Centrale Europea – commenta Aldo Amoni, presidente Confcommercio Umbria – rappresentano oggi una grande opportunità, a patto che il credito a imprese e famiglie venga avvantaggiato rispetto a quello concesso per finalità speculative, e che il sistema bancario consenta una effettiva, efficace ricaduta di questi interventi sull’intero sistema delle imprese”.
1 – La prima proposta riguarda i costi accessori del credito, che penalizzano fortemente le imprese. Confcommercio chiede l’intervento delle autorità di vigilanza finalizzato ad una azione di calmieramento.
Per assistere le imprese nella corretta valutazione di questo genere di costi, Confcommercio, tramite la propria struttura Umbria Confidi, ha intanto attivato un servizio gratuito di consulenza finanziaria.
2 – Per agevolare l’accesso al credito delle imprese, vanno inoltre rilanciati anche a livello territoriale, secondo Confcommercio, gli strumenti di garanzia destinati alle micro, piccole e medie imprese.
Così come già attuato da Toscana, Abruzzo e Marche, anche la Regione Umbria potrebbe limitare sul proprio territorio l’intervento del Fondo di Garanzia per le PMI – che nel corso del tempo ha perso la sua connotazione originaria di favorire le imprese minori che di fatto non riescono ad accedervi – a sostegno dell’attività dei confidi: conoscitori delle imprese minori, radicati sul territorio, garanti del credito.
3 – Per valorizzare il ruolo dei confidi, Confcommercio propone inoltre alla Regione Umbria anche un intervento di ulteriore, necessaria patrimonializzazione, da effettuare tramite le risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR.
4 – Per favorire le iniziative imprenditoriali sane, Confcommercio propone infine la costituzione di un Fondo di matura immobiliare a garanzia delle pmi, utilizzando i beni confiscati alla criminalità organizzata. Un Fondo che verrebbe utilizzato proprio dal sistema dei confidi per garantire i finanziamenti alle micro, piccole e medie imprese.
I dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio dimostrano quanto sia difficile l’accesso al credito per le micro, piccole e medie imprese.
Tra il giugno 2011 e il settembre 2014 il credito bancario a imprese e famiglie è sceso del 6,6% complessivamente, ma se per le seconde si tratta di un -1,1%, per le prime la diminuzione è ben più notevole: -8,3%.
I tassi reali pagati da una pmi italiana sono attualmente superiori a quelli degli altri Paesi, più che doppi ad esempio rispetto alla Francia, e sono anche cresciuti rapidamente.
A fine 2013 più del 60% delle pmi italiane, secondo i dati Bce, registra un aumento dei costi accessori del credito: si tratta di un vero e proprio primato europeo. Le pmi sono quelle che soffrono di più, poiché oggi pagano, mediamente, tra il triplo e il quadruplo rispetto una media o grande impresa.
Il credit crunch è dimostrato dai recenti dati dell’Osservatorio Confcommercio sul credito, che vede la percentuale di imprese completamente finanziate attestarsi solo al 4,8% nel terzo trimestre 2014, mentre appena il 29% ha avuto la sua richiesta completamente accolta.
Secondo Confcommercio, il calo del numero di imprese finanziate dal 2009 dipende per metà dalla crisi e per metà proprio dal credit crunch, troppo spesso negato o sminuito dagli istituti bancari. La possibilità di accedere al credito è invece una condizione irrinunciabile per far ripartire l’economia.
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