Premi all’Impresa anche a due attività storiche di Gualdo e Sigillo
Premiazione dell'Impresa della Camera di commercio; entrano nell'Albo d'oro anche Vanda Pecci di gualdo Tadino e Maria Teresa Bartocci di Sigillo.
Grazie alla segnalazione della Confcommercio di Gualdo Tadino e provinciale, tra le 42 imprese a cui è andato il premio dell’Impresa della Camera di commercio, consegnato il 7 luglio, ci sono anche due imprese due attività commerciali “storiche” del territorio appenninico: Vanda Pecci/ Remo Giombini di Gualdo Tadino e Maria Teresa Bartocci di Sigillo
Le due aziende sono entrate nell’Albo d’oro dei premiati 1952 -2012 della Camera di Commercio per le seguenti motivazioni:
“ Da Chiaretta” Remo Giombini e Vanda Pecci: “La storia di questa azienda familiare ha inizio con Chiara Berardi, che avvia nel 1886 e gestisce fino al 1920 un’attività di stazione di sosta a Gualdo Tadino per i viaggiatori che all’epoca trasportavano a piedi il bestiame dall’Umbria verso le Marche o il Lazio. Distrutta l’attività in seguito alla seconda Guerra Mondiale, la sig.ra Chiara riapre uno spaccio, osteria, alloggio, chiamato “Da Chiaretta”, attività nella quale viene affiancata dalla figlia Vanda Pecci. Dopo la scomparsa nel 1976 della madre, la sig.ra Vanda ha suddiviso l’azienda in due attività: un bar tabacchi che porta ancora il nome “Da Chiaretta” e un’attività di alimentari, punto di ritrovo nei pressi della stazione ferroviaria di Gualdo”, gestita dal figlio Remo Giombini fino allo scorso dicembre.
Al termine della cerimonia di premiazione, la famiglia ha voluto porgere un ringraziamento particolare per il riconoscimento ricevuto l’Associazione Commercianti di Gualdo Tadino con il presidente Aurelio Pucci e la redazione del mensile Il Nuovo Serrasanta per la pubblicazione di un articolo nel marzo scorso che ha permesso di conoscere la loro storia.
Alimentari Maria Teresa Bartocci di Sigillo: “L’attività dell’azienda Alimentari Bartocci é caratterizzata da una storia familiare piuttosto antica. L’attività di commercio alimentare è stata infatti fondata a Sigillo da Mario Bartocci nel 1927; il figlio Luigi, nato nel 1925 e deceduto l’ 8 marzo 2011, cominciò a lavorare con lui già nel 1936 all’ età di soli 11 anni, continuando a prestare la propria opera ininterrottamente, in collaborazione con la moglie, fino al 2000, quasi è andato in pensione cedendo l’ attività alla figlia che tuttora la gestisce”.
Di seguito un articolo pubblicato dal periodico mensile “IL NUOVO SERRASANTA”
“DA CHIARETTA”, UN PEZZO DI STORIA GUALDESE
28 ottobre 1944 -Il Sindaco Tomassini comunica all’Ente provinciale per il turismo l’elenco degli “alberghi, pensioni e locande” che si trovano nel Comune: “Ancona” di Celestino Pascucci (1872-1958), “Da Gigiotto” di Luigi Angeli (1886-1951), “Matteo da Gualdo” di Stefano Berardi (1877-1958), “Tadino” di Alessandro Traversari (1900-1966), “Stazione” di Chiara Berardi (1886-1976). Quest’ultimo, però, totalmente distrutto dall’incursione aerea del 14 maggio 1944. (tratto da: Gualdo Tadino 1921-1946 dal fascismo alla repubblica 25 anni di cronaca cittadini e umbra, autore Daniele Amoni editore Petruzzi).
REMO GIOMBINI – “Se un negozio con più di cinquant’anni di vita chiude allora chiude anche un pò di storia gualdese”.
Cominciò mia nonna, la famosa Chiaretta, ancora il bar porta il suo nome, che sulle rovine dei bombardamenti tedeschi ricostruì, più ampio e con annesso generi alimentari. La Stazione di Posta, così si chiamava, rasa al suolo dai tedeschi. Vendeva un po’ di tutto, dalla pasta, al vino, al caffè, tutti generi di prima necessità che si potevano trovare in quegli anni così difficili del dopoguerra. Era quello forse il prototipo ingenuo del centro commerciale odierno.
Erano anni duri: c’era da ricostruire tutto, le case, la vita delle persone, uscire insomma dall’assedio di quella guerra terribile. L’Osteria di Chiaretta era un punto di ritrovo frequentato dalle famiglie che ricominciavano a tirare su la testa. Avevamo dei contenitori bellissimi di legno con il vetro davanti e li c’era la pasta sfusa, come lo era lo zucchero, il sale ed il caffè e le sigarette si vendevano a numero e non in pacchetti come adesso.
Mia madre Vanda mi raccontava che mia nonna faceva credito ed i clienti quando avevano i soldi si precipitavano a pagare in un’ipotetica gara di correttezza scomparsa ai giorni nostri. Questo era l’ambiente dell’Osteria di Chiaretta, ambiente sano fatto di contadini, operai, ferrovieri che giocavano a carte mentre nonna metteva su il caffè.
Nel genere alimentari, finalmente ampliato, lavorava mia madre, che si sposò giovanissima a 16 anni e fece tre figli. L’osteria e il negozio di alimentari erano la nostra casa; non esisteva un confine tra pubblico e privato. La cucina era attaccata al bar e per andare nelle camere bisognava passare tra i tavolini della gente che giocava a carte. Il bar era aperto dalle 6 della mattina fino alla sera tardi. Vivevamo tutti insieme in perfetta simbiosi con i clienti. Raramente pranzavamo con la famiglia al completo; c’era sempre qualche cliente da servire. Mia madre ha conosciuto donne che con la bicicletta andavano dalla Pieve di Compresseto a “Gualdo” a lavorare nella Ceramica di Luzi, storica azienda gualdese. Andavano in bicicletta anche con la pioggia, si fermavano “a fà la spesa da Chiaretta”. Alcune di queste donne coraggiose sono state mie clienti fino a questi giorni, la fine del 2011. Arrivarono gli anni 60 e il boom economico. Finalmente si cominciava a sorridere dopo anni di stenti. L’Osteria di Chiaretta intanto cresceva e dopo il genere alimentari arrivò il campo da bocce ed un garage per giocare “a morra”. Ricordo che da bambino assistevo esterrefatto a tutte quelle urla dei giocatori. C’era anche la televisione che tenevamo in cucina, una delle poche in giro.Uuomini, donne e famiglie venivano a “veglia” a vedere la televisione il sabato sera, specialmente “Canzonissima” e le partite di calcio. Mi torna in mente l’odore del vin brulè che si sorseggiava nelle serate con la neve con il vino nelle damigiane che si tirava su aspirando il budello con la bocca, per me tassativamente proibito. Ricordo la stufa, prima a carbone e poi a legna, che riscaldava le fredde giornate gualdesi e tutti intorno a scaldarsi e a parlare. Era il prolungamento del focolare domestico di antica memoria. Iniziarono gli anni 70, passammo da Osteria a Bar tabaccheria con generi alimentari e posto telefonico con annessa cabina. Si telefonava con gli “scatti” e i gettoni arrivarono più tardi. Nuove fabbriche di ceramica industriale affiancarono le piccole aziende a conduzione familiare. Fu così che tante donne e uomini passavano a mezzogiorno a fare la spesa. Erano gli anni dell’Iris, Domus, De Silva, e così via. Fabbriche che occupavano tanta gente sia a Gualdo che a Sassuolo e Modena in Emilia Romagna, regione che fu meta di tanti gualdesi in cerca di lavoro. Intanto mio padre “Nenuccio” iniziò a fare il tassista e così da Chiaretta c’era un servizio in più. Mia nonna Chiaretta morì nel 1976 lasciando le redini a mia madre Vanda che io ho visto perennemente indaffarata al lavoro tra i banconi del bar e del generi alimentari e poi in casa con tre figli da tirare su. Che io ricordi non abbiamo mai chiuso per ferie, mai abbandonato la postazione di lavoro, nemmeno per un fine settimana. Mia madre partorì mia sorella Chiara in casa e dopo tre giorni era già dietro al bancone del bar Chiaretta che la vicinanza della stazione ferroviaria ne faceva un crocevia di gente, un porto di mare, un approdo. Abbiamo ospitato passeggeri della linea Ancona-Roma interrotta dalla neve con il treno fermo di notte alla stazione. Io, ragazzino, facevo i compiti della scuola sui tavolini del bar, a volte aiutato da qualche avventore. Il bar Chiaretta è tutt’ora operante, gestito da altri, persone volenterose perché l’impegno è tanto.
Ricordo quando iniziammo a chiudere il giovedì per il turno di riposo settimanale. Mi guardavo intorno incredulo per il tanto silenzio. Arrivarono gli anni ’80, Merloni era una realtà consolidata nelle vicine Marche e quindi aprire a Gaifana una fabbrica di frigoriferi spinse tante persone all’esodo rovinoso che tristemente conosciamo. Iniziavano ad aprire i primi supermercati, ci avviavamo ad una fase nuova e Chiaretta era lì accanto alla stazione ferroviaria senza più gli impiegati ed il capostazione che alla mattina, dopo il locale per Roma, venivano a prendere il caffè. Sono le ultime testimonianze della stazione ferroviaria di Gualdo Tadino prima che riduzioni di personale e di costi e di pensionamenti anticipati, chiudessero la biglietteria. Noi al bar iniziammo così a vendere i biglietti del treno, oltre a quelli del pullman, sia della linea urbana, che quella per Perugia avendo al fermata davanti al bar. Ho visto praticamente più di una generazione di ragazzi gualdesi andare all’università a Perugia e prendere la “Perugina”: così tutti chiamavano quell’autobus. Iniziai a lavorare da Chiaretta nei primi anni 80, ma fin da piccolo ho dato sempre una mano. La mia è la terza generazione che ha lavorato lì. Fin da piccolissimo pensavo che quelle quattro mura fossero il naturale svolgersi della mia vita. Eravamo ancora un punto di riferimento. I clienti da noi trovavano di tutto: dalle sigarette, allo stracchino, alle bombole del gas per uso domestico che io portavo a domicilio e che quasi sempre finivano all’ora di pranzo! Un’altra caratteristica di Chiaretta era quella di essere frequentata dai cacciatori. Essendo mio padre un fervente cacciatore, era di conseguenza tappa obbligata di esposizioni di cacciagione uccisa poc’anzi. Si passava al bar pronti a gareggiare in quantità e qualità della selvaggina ammazzata.
Questo è uno spaccato dell’ambiente che ha sempre caratterizzato l’Osteria di Chiaretta, ambiente semplice dove tutti si conoscono.
Arrivò il terremoto del ‘97. Gualdo fu messa a dura prova. Uno dei campi container più grandi fu installato proprio davanti a “Chiaretta” che, pur puntellato e ed in parte inagibile, rimase aperto. La gente era impaurita ed esasperata dalle continue scosse di terremoto. Ricordo purtroppo la scossa della mattina di settembre, quella grande, quando le bottiglie vennero giù frantumandosi a terra nel fuggi fuggi generale. Mi torna alla memoria un cliente in particolare, molto anziano, che tentava di correre piangendo verso l’uscita. Gualdo superò questa disgrazia, le famiglie con le case inagibili hanno abitato nei container per qualche anno.
Talmente tanti sono i ricordi che affollano la mia mente e quella di mia madre Vanda, che è difficile contenerli e scriverli tutti.
E’ nella convinzione di aver offerto per tanti anni un cordiale servizio alla popolazione che desideriamo congedarci scrivendo queste righe che possano servire come augurio di buon anno, un augurio che passa da Nonna Chiaretta, a Vanda, fino a Remo, a tutti i clienti, quella varia umanità che ci ha accompagnato in tutti questi anni.
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