Rifiuti, la Tares darà il “colpo di grazia” a intere categorie di imprese | Confcommercio

Rifiuti, la Tares darà il “colpo di grazia” a intere categorie di imprese

La denuncia degli imprenditori di Confcommercio: “Non possiamo morire di tasse”
Lo slittamento da gennaio ad aprile 2013 della prima rata della Tares, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi che con il nuovo anno sostituisce Tarsu e Tia, non risolve i problemi delle imprese umbre, che non riescono più a reggere il pesantissimo carico fiscale. 

giovedì 27 Dicembre 2012 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

Lo slittamento da gennaio ad aprile 2013 della prima rata della Tares, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi che con il nuovo anno sostituisce Tarsu e Tia, non risolve i problemi delle imprese umbre, che non riescono più a reggere il pesantissimo carico fiscale. 

Dopo l’appello ai sindaci dei Comuni dell’Umbria lanciato nei giorni scorsi da Confcommercio – affinché rimuovano le sperequazioni che oggi penalizzano le imprese del terziario – scendono in campo le Federazioni di categoria per chiedere agli amministratori locali un segnale di attenzione forte e concreto nei confronti delle specificità di interi settori dell’economia locale, per i quali il nuovo tributo si tradurrà in un vero e proprio “colpo di grazia”.

Secondo i calcoli dell’Ufficio studi Confcommercio, con il 2013 le tariffe sui rifiuti pagate dalle aziende aumenteranno in media del 290%, con incrementi superiori al 400% per alcune tipologie di attività come la ristorazione, o fino al +600% per l’ortofrutta.
Per fare qualche esempio: pescherie, negozi di fiori o pizzerie al taglio, con un locale di 100mq, andranno a pagare 3.038,40 euro a fronte dei 401,35 dovuti nel 2012; discoteche e night club di 200mq passeranno da 558,90 a 4.433,91 euro con il nuovo tributo. Ma la Tares metterà alle corde imprese di molti altri settori: concessionari d’auto,  campeggi, ristorazione, ricettività…

“Per le imprese che utilizzano grandi superfici nello svolgimento della propria attività – afferma Marco Fantauzzi, presidente Federmobili della provincia di Perugia Confcommercio – l’introduzione della Tares sarà una pesantissima batosta, l’ennesima dopo l’Imu, e davvero insopportabile insieme alle moltissime tasse e tariffe che gravano oggi sulle imprese. I Comuni, che nella stragrande maggioranza dei casi già applicano coefficienti molto penalizzanti per le imprese dei nostri settori, devono considerare che le dimensioni delle imprese non si traducono necessariamente in una maggiore produzione di rifiuti. I mobilieri, ad esempio, subiscono già i costi della differenziazione e del conferimento dei rifiuti, cosicché nel cassonetto finiscono solo i rifiuti “prodotti” dalla presenza quotidiana in ufficio. Occorre tenere presenti anche questi fattori prima di richiedere alle imprese importi impossibili”.
Il problema delle dimensioni degli esercizi è vissuto da diverse categorie produttive.

“Anche le grandi superfici dei nostri piazzali, diverse dalle aree produttive dove sono collocate le pompe di benzina – aggiunge Gulio Guglielmi, presidente Figisc dell’Umbria (Fedederazione dei gestori degli impianti di carburante) – sono sottoposte alla Tares, ma non producono rifiuti; mentre per i rifiuti speciali abbiamo un sistema di raccolta e smaltimento a parte, che comporta naturalmente oneri aggiuntivi. Con la Tares i gestori rischiano davvero di dover chiudere le pompe di benzina, se le amministrazioni locali non valuteranno nella giusta misura i problemi e le caratteristiche di queste imprese che svolgono, tra enormi difficoltà, un servizio sul territorio”.

Stesso problema superfici per i concessionari d’auto. “I nostri saloni – spiega Michele Biselli, presidente UPCA-Confcommercio – sono necessariamente molto ampi, ma le auto esposte non producono alcun rifiuto, così come è davvero poco significativa la quantità di rifiuti prodotta dal pubblico dei nostri visitatori, che non ha mai le dimensioni della massa”.

“L’esempio delle attività ricettive – conclude Vincenzo Bianconi, presidente Federalberghi della provincia di Perugia – è da sempre paradossale. I nostri alberghi, infatti, pagano il “vuoto per pieno”.  Anche se le camere non sono occupate, quindi impossibilitate a produrre rifiuti, all’albergatore è richiesto il pagamento come se la struttura fosse al completo. Lo stesso si può dire per le sale convegni, per le quali bisogna pagare anche se inutilizzate. Sono anni che denunciamo questo meccanismo per cui i maggiori importi sui rifiuti sono richiesti ai nostri comparti. L’arrivo della Tares rischia di mandare all’aria tutti gli equilibri. Le imprese, che devono fronteggiare una crisi mai vista prima, non possono morire di tasse”.