Sagre, è il momento delle scelte coraggiose | Confcommercio

Sagre, è il momento delle scelte coraggiose

Sulla riforma dela legge sulle sagre inteviene il presidente Confcommercio Umbria Aldo Amoni: "Oltre a tante belle parole, qui di fatti ne abbiamo visti pochi. Sono i fatti che vogliono gli imprenditori, che devono competere con quasi 700 eventi gastronomici, che spesso si definiscono impropriamente sagre, e con oltre 6 mila giornate nell’arco dell’anno".

SAGRE, LA REGIONE HA DISATTESO GLI IMPEGNI

venerdì 18 Gennaio 2013 | iconCONDIVIDI iconSTAMPA

“La storia infinita della legge regionale sulle sagre, la cui riforma avrebbe dovuto vedere la luce entro il 2012, si è arricchita di due significativi interventi ed entrambi meritano una risposta. Il primo – dice Aldo Amoni, presidente Confcommercio Umbria – è quello del segretario comunale di Perugia del Pd Franco Parlavecchio, il quale si è chiaramente schierato a fianco degli imprenditori, rompendo le righe di uno schieramento politico finora molto “abbottonato” sul problema sagre, forse nel timore di accontentare pochi – gli imprenditori, che hanno però famiglie e dipendenti – e di scontentare i molti che ruotano intorno all’enorme business di sagre “vere” e presunte. Parlavecchio ha giustamente invitato la Regione ad accelerare la riforma della legge sulle sagre affermando ciò che diciamo da mesi: che gli operatori umbri non possono aspettare un’altra estate, altrimenti assisteremo ad una vera e propria ecatombe del settore.
Il secondo intervento – aggiunge Amoni – è quello del presidente dell’Unpli Umbria Francesco Fiorelli, che schierandosi a fianco della Regione ci ha fatto sorgere una serie di domande. La prima e più importante è la seguente: come si può definire una “fuga in avanti” la sollecitazione degli imprenditori che sul problema sagre, oltre al confronto costante degli ultimi mesi riconosciuto anche dallo stesso Fiorelli, sono impegnati da molto prima che fosse emanata la legge regionale del 1998? 
All’indomani di quella legge voluta da Confcommercio, che ha comunque segnato una tappa storica perché prima il settore non aveva nessuna disciplina, abbiamo subito chiesto correttivi per evitare che nelle sue larghe maglie si infilasse di tutto, come poi è stato.
Molti Comuni non hanno ancora adottato i regolamenti previsti dalla legge del 1998 e ci vengono a parlare di “fughe in avanti”?
Noi non vogliamo chiudere in maniera “velocissima” un ampio dibattito. Il dibattito è sacrosanto e capiamo le difficoltà della Regione nel dover “mediare”.  Noi riteniamo che sia invece inaccettabile il fatto di tergiversare, non prendere decisioni, rimandare ad altri momenti scelte che gli imprenditori attendono da anni. Oltre a tante belle parole, qui di fatti ne abbiamo visti pochi. E sono i fatti che vogliono gli imprenditori, che devono competere con quasi 700 eventi gastronomici, che spesso si definiscono impropriamente sagre, e con oltre 6 mila giornate nell’arco dell’anno, e che vogliono sapere se possono operare in un mercato con regole leali o se devono mollare la spugna, costretti da una politica sorda ai loro appelli, ma che ci sente benissimo quando si tratta di spremerli come limoni, con tasse, tariffe, balzelli, adempimenti di ogni tipo.
A questa politica – conclude Amoni – ricordiamo che sulle sagre abbiamo almeno quattro richieste irrinunciabili: in merito alla durata, che non deve arrivare ai dieci giorni; ai prodotti proposti, che devono in massima parte provenire dal territorio; alla composizione dei menu, che devono essere limitati a due piatti per ogni portata nel caso di eventi che non siano nati per promuovere i prodotti tipici del territorio; in merito alla trasparenza nella destinazione degli utili.
Abbiamo letto le anticipazioni sulla riforma della legge sulla stampa locale – cosa che nemmeno voglio commentare – ma sui punti che crediamo fondamentali per riportare le sagre alla loro più alta funzione aspettiamo ancora risposte che segnino un punto di continuità rispetto al passato”.