Turismo, bene la campagna della Regione ma la strada è tutta in salita
L'appello alla Regione Umbria perchè siano risolte tutte quelle situazioni che sono di ostacolo ad una riapertura vera, e non solo sulla carta, ovviamente nel rispetto delle misure di sicurezza e con il coinvolgimento degli attori coinvolti.
Plauso convinto da parte di Confommercio Umbria e Feralberghi Umbria alla campagna promozionale lanciata dalla Regione da domenica 17 maggio sulle principali reti nazionali: immagini suggestive dell’Umbria ‘cuore verde, ma anche cuore sicuro d’Italia”, grazie alle sue caratteristiche e ai suoi spazi che consentono un distanziamento sociale naturale.
Il messaggio veicolato nella campagna, sottolineano unitamente il presidente di Federalberghi Umbria Simone Fittuccia e di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni, risponde perfettamente all’esigenza di valorizzare elementi che, dovendo essere competitivi soprattutto in un mercato nazionale, evidenziano i plus rispetto alle altre regioni. Un primo, importante e apprezzato passo per il rilancio del turismo, che però deve fare i conti con una strada tutta in salita.
“Per il settore – evidenzia Simone Fittuccia – non si può certo parlare di ripartenza. Le strutture alberghiere erano già aperte, ma rimangono desolatamente vuote e rischiano di rimanerlo ancora a lungo. Per tornare alla situazione ante coronavirus dovremo realisticamente aspettare non meno di 24 mesi, e teniamo conto che parliamo comunque di un’occupazione alberghiera in anni normali attestata attorno al 35%, quindi non ottimale. Le imprese avevano già il fiato corto e non hanno le forze per sopportare tempi così lunghi di ripresa. Per questo chiediamo al Governo e alla Regione di intervenire con aiuti ulteriori, in primo luogo con il riconoscimento del danno indiretto, che sarebbe un grande aiuto per tante aziende.
Molte riapriranno solo dopo il 3 giugno, quando potranno verificare se c’è domanda dal territorio in seguito alla riapertura della mobilità in abito nazionale. Se non si saranno aiuti economici adeguati, che riescano a farle galleggiare e sopravvivere, alla fine dell’anno avremo uno sterminio di piccole imprese.
Ci appelliamo al governo regionale, che ha lavorato bene, ma deve continuare a lavorare, specie per garantire l’accesso al credito. Inoltre lo strumento dei buoni vacanza – evidenzia ancora Fittuccia – non è assolutamente adeguato perché non permette alle imprese di incassare, ma solo di anticipare per conto dello stato le risorse messe a disposizione del mercato turistico. Bisogna assolutamente che questo decreto venga corretto.
La campagna – conclude – è l’inizio di un percorso di rilancio che deve fare leva su molti elementi ulteriori. Purtroppo la partenza dell’iniziativa è stata “minata” dalla classificazione dell’Umbria tra le regioni a medio rischio: giudizio inaccettabile e da correggere subito, perché certo non possiamo essere considerati alla stregua della Lombardia, che ha avuto migliaia di casi e di decessi”.
Il settore della ricettività alberghiera – insieme ad altri – deve fare i conti anche con problemi significativi rispetto alle linee guida recepite dall’Ordinanza della Regione e che ne disciplinano l’attività.
“Chiediamo alla Regione – dichiara il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni – di andare urgentemente alla condivisione di protocolli regionali, rispetto ai quali abbiamo dato ampio contributo di suggerimenti tecnici, per affrontare in modo costruttivo e condiviso le anomalie che rileviamo attualmente, tra cui ad esempio la mancata riapertura dell’extralberghiero, il divieto di utilizzazione del servizio a buffet, l’uso delle piscine e tante altre situazioni che sono contraddittorie e difficilmente gestibili.
Il nostro appello è volto a risolvere tutte quelle situazioni che sono di ostacolo ad una riapertura vera, e non solo sulla carta, ovviamente nel rispetto delle misure di sicurezza e con il coinvolgimento degli attori coinvolti. Il rischio tra l’altro – conclude Mencaroni – è quello di avere situazioni diversificate da regione a regione, con una ulteriore penalizzazione dell’Umbria sotto il profilo turistico-ricettivo che certo non ci possiamo permettere”.
Condividi